Sassari Per l’emergenza idrica c’è una data nel calendario col circoletto rosso: il 10 marzo. Quel giorno i Consorzi della Sardegna, gli assessorati, Adis (Il distretto idrografico), Enas (Ente Acque) e tutti gli altri protagonisti di questa delicatissima partita, si ritroveranno attorno a un tavolo e faranno il punto: «Da quella riunione dovranno emergere due dati fondamentali – dice l’assessore regionale ai Lavori Pubblici Antonio Piu – il primo è il reale fabbisogno irriguo dei vari Consorzi, e dovrà essere quantificato cifre alla mano. Il secondo è la risorsa idrica presente nei bacini che Adis potrà concretamente erogare. Una volta messo nero su bianco il fabbisogno minimo per le colture da una parte, e l’acqua disponibile dall’altra, si potrà ragionare programmando con quattro mesi di anticipo la reale emergenza idrica, che si presenterà da luglio in poi. I Consorzi avranno in anticipo tutti gli elementi per decidere quali colture privilegiare e quali no».
Che informazioni dovranno portare il 10 marzo?
«Semplificando molto il discorso, i Consorzi dovranno rispondere a questa domanda: se io ti do 1000 mc di acqua, quanto ne viene effettivamente consumata e conteggiata con i contatori? E poi dovranno produrre lo storico dell’acqua ricevuta e dei consumi».
I Consorzi sono dei buchi neri? Le perdite nelle reti a quanto ammontano?
«Le loro stime sono di una perdita che si aggira attorno al 10%. Però c’è da precisare che i contatori installati sono obsoleti, alcuni non funzionanti, quindi i conteggi e la lettura dei consumi sono complicati e non sempre attendibili. Per questo motivo la Regione ha stanziato 4 milioni e mezzo di euro per luglio destinati al rinnovo dei contatori. Inoltre abbiamo da spendere per l’efficientamento delle reti di tutti i consorzi160 milioni di euro provenienti dal Programma di sviluppo rurale, dai fondi comunitari e da finanziamenti regionali».
La tariffa dell’acqua per l’irriguo in Sardegna è una delle più basse in Italia. Si parla di un prezzo di 0,6 millesimi a metro cubo pagato dai Consorzi. Per i consorziati invece il costo è di circa 8 volte tanto, cioè 0,44 millesimi. Pensate di ritoccare queste tariffe?
«Per quanto riguarda l’acqua destinata alle colture non abbiamo alcuna intenzione di alzare i prezzi. Discorso diverso è per la risorsa extra irrigua, per esempio l’acqua che finisce nei campi da golf. In questo scenario di emergenza, le tariffe verranno riviste».
Il Consorzio della Nurra per ora ha dichiarato un fabbisogno di circa 17 milioni di metri cubi d’acqua, ma il presidente Zirattu, per salvare il salvabile, si accontenterebbe anche di 10 milioni. Su quanta risorsa potrà contare la Nurra?
«Il Bidighinzu è a riempimento zero, ci sono solo le acque morte. Il livello di riempimento del Cuga è al 21%, ma l’acqua, nella scala delle priorità, deve essere utilizzata prima per l’uso idropotabile, e in seconda battuta per l’irriguo. Tuttavia contiamo di riuscire a destinare alla Nurra tutti i 17 milioni di mc richiesti. Il bypass tra il Coghinas 1 e il Coghinas 2 dovrebbe essere operativo per maggio, e la portata passerà dai 270 mc al litro per secondo, ai 410. Inoltre ci sono anche 12 milioni di mc di reflui depurati che potrebbero essere inviati alle condotte del Consorzio. È una partita ferma da 15 anni che finalmente riusciremo a sbloccare».
Nei giorni scorsi c’è stata una polemica tra l’assessore all’Agricoltura Satta e il presidente del Consorzio della Nurra Zirattu. Il dito era puntato sull’inadempienza dei consorzi nel fornire la perimetrazione delle colture e il reale fabbisogno idrico. Lei che ne pensa?
«Credo che in questo momento di assoluta emergenza la contrapposizione non serva. Regione e Consorzi devono collaborare, come hanno fatto anche l’anno scorso. Occorre uno scambio di dati puntuale, ed è quello che faremo il 10 marzo. Io non voglio arrivare ad altri ristori, non li vogliono nemmeno gli agricoltori. Sarebbe una sconfitta per tutti».
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