Nessuna sorpresa dal rapporto di dicembre sull’inflazione dell’eurozona. L’indice dei prezzi al consumo accelera al 2,4%, con un Cpi core stabile al 2,7%, pareggiando le stime degli analisti. Al di là della momentanea risalita, legata prevalentemente ad effetti base, il quadro generale resta quello di una generale disinflazione nel 2025, che dovrebbe agevolare il compito della Bce sui tagli dei tassi.
Inflazione zona euro accelera in linea con stime, Cpi core stabile al 2,7%
La lettura preliminare di dicembre sui prezzi al consumo della zona euro mostra una crescita dello 0,4% su base mensile (dopo il -0,3% di novembre) e un aumento del 2,4% anno su anno, superiore al 2,2% del mese precedente.
Il Cpi core, depurato dalle componenti più volatili dell’inflazione (prezzi alimentari ed energetici), rimane invariato al 2,7%, in linea con quanto preventivato dagli economisti.
Diffuso anche il dato di novembre sul tasso di disoccupazione della regione, stabile sui minimi storici al 6,3%.
Restano sul tavolo quattro tagli tassi Bce nel 2024
La lieve risalita dell’inflazione era ampiamente prevista ed è legata soprattutto ad effetti base nei prezzi del carburante, mentre la dinamica dei prezzi di fondo è rimasta pressoché inalterata.
Il dato di oggi dovrebbe dunque confermare il percorso delineato dalla Bce, che nel 2025 prevede una progressiva disinflazione verso l’obiettivo del 2%, grazie anche ad una moderazione dei salari.
Il rallentamento dei prezzi dovrebbe consentire a Lagarde e colleghi di tagliare i tassi di 100 punti base quest’anno, attraverso quattro tagli da 25 bp che porterebbero il tasso sui depositi dall’attuale 3% al 2%.
Gli analisti indicano due riduzioni nelle prime riunioni dell’anno (gennaio e marzo), dopodiché la Bce potrebbe adottare una cadenza trimestrale per le mosse successive. Il tutto, tenendo monitorati i segnali relativi alla crescita economica, caratterizzata da una marcata debolezza nell’ultima parte del 2024, oltre ai recenti rialzi delle materie prime, in particolare il gas.
Inflazione Germania sopra le attese, pericolo stagflazione
Il rapporto di oggi ha confermato le attese, malgrado la sorpresa negativa di ieri dall’inflazione tedesca. Il dato armonizzato ha registrato un’accelerazione al 2,9% anno su anno, rispetto al 2,4% di novembre e al 2,6% stimato. Anche in questo caso, l’incremento è legato principalmente ad effetti base nei costi energetici.
Per la prima economia europea si prospetta dunque lo spettro della stagflazione (crescita stagnante e inflazione elevata), in un contesto di instabilità politica in vista delle elezioni di febbraio.
Questo potrebbe rappresentare un ostacolo per i tagli dei tassi della Bce, ampliando le divergenze tra le colombe, più propense a tagliare, e i falchi, favorevoli ad un approccio più cauto.
Discesa prezzi in Italia guidata dall’energia
Diffuso in mattinata anche il dato sull’inflazione dell’Italia. Secondo la stima flash dell’Istat, l’indice dei prezzi al consumo armonizzato mostra un +0,1% congiunturale e un +1,4% su base annua, entrambi inferiori alle stime (+0,3% e +1,6% rispettivamente). Su base annua il dato evidenzia un rallentamento dall’1,5% precedente.
L’indice nazionale per l’intera collettività, incluso il tabacco, si attesta all’1,3% tendenziale (attese 1,5%), con una variazione positiva dello 0,1% su base annua (consensus +0,3%).
“Nella media 2024, la crescita tendenziale dei prezzi al consumo si attesta all’1,0%, in forte calo rispetto al +5,7% del 2023”, afferma l’Istat. “La netta attenuazione dell’inflazione nell’anno appena concluso è per lo più imputabile alla marcata discesa dei prezzi dei beni energetici (-10,1% da +1,2% del 2023). Anche nel settore alimentare si assiste a un rapido ridimensionamento della dinamica dei prezzi (+2,3% da +9,8%) che tuttavia resta ben al di sopra del tasso di inflazione. Nel 2024, l’inflazione di fondo si ferma a +2,0% (da +5,1% del 2023).”
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